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Tanto per cominciare, vi sarete giustamente goduti il momento di gloria del vantarsi con "i civili" raccontando della mitica impresa portata a termine: ...si, beh, una bella passeggiata; no, non lunga, 50Km, poco più; si, caldo ma non poi tanto, poi viaggiavamo nelle ore fresche; si, beh, lo zaino era pesantino, ma dopo un giorno si svuota; no, nessun vero problema, salvo un colpo di sole vero la fine; si, si il deserto è bello, è grande, ma non è che trasmetta 'ste gran sensazioni: è sabbia, cosa vuoi...; gli altri? si simpatici, a posto...oddio...il cammello era piuttosto simpatico; tu, piuttosto, è vero che hai attraversato il parco delle Basiliche a piedi in solitaria? Racconta... Beh, ma allora è stata una fesseria, facile e di poco conto? No, è che siamo ORSI! Ma procediamo con ordine. - partenza da Milano: Overbooking di Alitalia che si è venduta i nostri posti; risultato: una giornata persa (recuperata viaggiando di notte), viaggio in business e gratis, grazie al rimborso. Rifiutata la proposta "allora dateci un volo per Sharm El Sheik così ce ne andiamo al mare", giudicata non consona allo spirito della missione. (un voto nullo e 5 astenuti). E intanto la partenza della missione slitta di 24 ore... - Douz, 8 ore all'ora X: il Duca (nel senso di conduttore) Claudio finalmente ammette, messo a confronto con la guida locale, che "si, effettivamente i kilometri non sono "circa 35" ma oltre 50, un po' lo sospettavo, ma la cartina russa dice 30Km, guarda un po', anche i punti del GPS dicono 50, ma và che coincidenza". Segue sereno dibattito sulle seguenti alternative: - partito Oltranzista ("Duri e puri alla meta"): vabè, partiamo e vediamo come va a finire... - partito prudenzista ("in fondo siamo qui per divertirci"): prendiamo un fuori strada e facciamoci portare a distanza di sicurezza dalla meta (500metri?). - movimento sommerso degli alternativi: "forse siamo ancora in tempo per Sharm El Sheik..." Il dibattito ha comunque messo in luce le doti di coesione e dialogo del gruppo degli orsi, la capacità di fronteggiare serenamente gli imprevisti, il rispetto per le idee altrui. Ecco uno stralcio: "tu vuoi affossare la missione!- no, tu hai sempre remato contro! - a te non ti sto nemmeno a sentire! - si bravo, così si svuota l'impresa - no, sei tu che se ti metti in testa una cosa poi non ragioni! - ecco, finalmente hai una scusa per mollare! - allora dividiamoci e fate come volete - ma in fondo, Sharm..." Il dibattito si è concluso quando tutti i partecipanti hanno dichiarato di non volersi più parlare e si sono ritirati nei loro angoli a guardarsi in cagnesco. Ma proprio allora, la prima sorpresa: il Par. Cotta esterna una mozione di mediazione! No, non ha proposto la fucilazione dei dissenzienti, né l'ammanettamento della minoranza: bensì l'adozione di Selim (che ancora non conosciamo) e dei suoi cammelli per portare 50 litri d'acqua di emergenza, da usare SOLO in caso di bisogno, portando a termine la missione in autosufficienza se possibile. Chi l'ha detto che i paracadutisti... - Il reclutamento dei cammelli. Entra in scena Ali, il tuttivendolo del paese! Propone tutto ed il contrario di tutto, cammelli a bordo di motorini per raggiungere il punto di partenza, donne lascive nel villaggio vicino... Fatto sta che ci vogliono 7 ore, 50 Km avanti e indietro in macchina e 500Dinar per concordare l'invio di Selim (che ancora non conosciamo) al punto di partenza, che noi raggiungeremo con un fuoristrada. Ma intanto la partenza slitta di altre 24 ore... Scatta la sindrome "ma se tardiamo ancora, magari riusciamo a fare la tal cosa, che è meglio". Ma il Duca, bonario e vigile, vigila. - Douz, 3 ore alla (nuova) ora X: si lascia il campeggio (depositando le chiavi delle auto in custodia al direttore del campeggio) (tecnica cinematografica: che poi quando arriva la fine vi ricordate di questo particolare che sembrava insignificante...): tutti su un pick-up con armi, bagagli e l'aquilone! - Appena fuori Douz, 2 ore all'ora X: siamo sulla pista che raggiunge il punto di partenza; intorno, il deserto comincia a sembrare deserto, la prima sabbia sotto i denti, il sole tramonta, la luce è livida e abbagliante...è allora che risuona il grido di battaglia dei floppers: "cavoli, ma è proprio deserto" "a me mi fa paura" "tranquilli, non è paura, è angoscia" "a beh, allora..." "forse se paghiamo ci riportano indietro". - Fuori Douz, 1 ora all'ora X: anche gli asini hanno un'anima. Episodio gravissimo, che devo stigmatizzare duramente: soccorso (spinta) ad un pulmino insabbiato; un asino che spinge e 5 floppers che se la ridono. Molta fatica (per l'asino) ed una ferita indelebile nell'animo (sempre dell'asino). - Bir Ibrahim, 1/2'ora all'ora X: l'ultimo the alla menta, scesi dal pick-up, nel baretto in mezzo al deserto. "Forse facciamo ancora in tempo a rinunciare"...poi il pick up che scompare in lontananza, lasciandoci soli col deserto, il vento e... ...Selim! (che finalmente conosciamo). Ecco il primo contatto col vero uomo del deserto, la maschia solidarietà del flopper con il rude ma dignitoso cammelliere, due culture che si incontrano armoniosamente: "questo bastardo fa finta di non capire" "sveglia, beduino, ho detto che si parte adesso, non domani!" "tutti uguali 'sti africani". Vabè, insomma, un po' di rodaggio sociale... - Bir Ibrahim, 1 minuto all'ora X: l'ultima pipì tutti in coro...in spalla gli zaini, primo sguardo stranito di Selim che per la prima volta in vita sua si trova a guidare cammelli scarichi e cristiani carichi, gravati da 27 kili tra acqua, viveri e materiali. ("sono matti 'sti ocidentali"). Impiegherà non meno di 24'ore ad abituarsi all'idea. Noi invece ancora ce lo chiediamo: ma perchè non metto tutto sul cammello, che poi è un dromedario? - Bir Ibrahim, ORA X: ci si muove. ("vai tu per primo, no vai tu"). Cavolo, è sul serio! Due orette di marcia, fa fresco, una meraviglia; lo zaino cammina da solo, caspita cosa corrono 'sti cammelli, la hostess della Balbo Tours informa che "Din-Don stiamo volando a circa 4.2Km/h", all'inizio lo fa ogni 10 minuti, poi per fortuna si stufa oppure qualcuno lo imbavaglia, comunque, su sabbia, una buona velocità per dei bambini di città con uno zainone. Il Ghemboy sarà una presenza costante durante la spedizione..."abbiamo percorso 12.43Km in 3.25 ore". Qualcuno già medita, al ritorno, l'acquisto. Tramonto, il primo campo, le tende montate ed il fuoco acceso: l'infinito intorno a noi, le stelle visibili fino a toccare l'orizzonte, la sensibilità acuita al massimo e la sensazione di far parte di qualcosa di universale. Nessuno può reprimere la domanda: "meglio pasta e fagioli o spaghetti alla carbonara?" Intanto, Selim si scofana una damigiana di maccheroni con sugo di pomodorini freschi... Basta salire su una duna di un metro e mezzo per meditare (vabè, mi scappava la pipì) e si vedono le luci di Douz a 45Km di distanza! La terra è rotonda!!! Nella notte, vento forte (vero) e presenze inquietanti intorno alle tende (inventate). Chi è che si muove là fuori? Vai tu a vedere! Ma no, è il vento. No! C'è qualcuno! Vabè, siamo guerrieri...La mattina dopo, solo orme di stercorari. Secondo giorno: si cammina. Di nuovo 4.2Km/h, i cammelli in testa e Fabio inchiodato di fianco a Selim, incurante di dune e cespugli, contro la regola del deserto di stare davanti o dietro, mai di fianco al cammello; chiacchierano a ruota libera tutto il giorno in due lingue diverse ed incompatibili, in totale incomprensione e reciproca soddisfazione. Gli altri assistono attoniti alla caduta di una barriera di pregiudizio culturale, persino il Par. Cotta mostra di rispettare il fiero cammelliere Saddam, no Kafir, no Kabahr... In compenso è Selim a continuare a guardarci strano mentre carichiamo lo zainone in spalla e scambiarsi il grugnito del cinghiale con Fabio. Massicci questi occidentali... Lo scesc (shes? sciesc?) è una cameretta ad aria condizionata in cui nascondersi al fresco e guardare fieramente il deserto e gli altri floppers, ciascuno si sente il più bel beduino del Sahara (nella maggioranza dei casi le foto, poi, riveleranno impietosamente delle specie di mummie in disfacimento con brandelli di tela svolazzanti, ma al momento Lorens Darabia ci fa un baffo). Persino la Sciùra Teresa (alias il Par Cotta con foulard tipo donna delle pulizie) fa la sua bella figura, senza parlare di Fabio con lo Skesk della Legione. Comincia a fare caldo: fermata tecnica dalle 11h30 alle 16h00 per ripararsi nelle ore calde: cielino in alluminio, focherello, pennica: bella la vita del guerriero! Primo tentativo di alzare l'aquilone: il vento cessa nell'esatto istante del decollo, quota massima raggiunta 45cm dal suolo. Selim si fa il pane nella sabbia e ce lo fa assaggiare, gesto che supera ogni barriera razziale e gli vale in cambio una tavoletta energetica che probabilmente darà di nascosto al cammello. Il sole si abbassa, un altro paio d'ore di strada, alla fine avremo coperto una ventina di Km. Di nuovo campo (stavolta le tende montate meglio, per non fare rumore col vento della notte), di nuovo stelle, infinito e pasta e fagioli (per Selim, invece, ravioli). E dopo cena, Selim si lascia andare ad un canto Berbero col tamburo in pelle di nonsocosa: per mostrare la sua gratitudine per avergli dato un potente nastro adesivo per ripararlo dopo che il cammello lo aveva pestato (anche il cammello, dopo un anno di bivacchi con Selim che canta, forse si era stufato...), intona 3 o 4 canzoni tradizionali (oppure, secondo alcuni, una canzone tradizionale 3 o 4 volte, non si è capito, non sono molto variate). Alla fine di ogni canzone, per farci capire che sta per finire, si dice "Bravo", l'unica parola di italiano che ha imparato e che associa forse alla fine di qualcosa, più che ad un elogio. Tutti molto toccati, Elidelsi in consommè di giuggiole. Zava in "distacco supportato da ragioni oggettive", situazione che i civili chiamano "asociale" ma che noi conosciamo bene. ("Si, vengo dopo, tanto vi sento anche da qui"). L'ultimo giorno: gli zaini ormai alleggeriti ma la fatica comincia a sentirsi. La hostess della Balbo Tours (sempre riconoscibile grazie all'uniforme di servizio, diversa dalla nostra tenuta arabeggiante e comprendente un elegante berrettino artico in lana da AlpenJaeger con paraorecchie) ammette apertamente che il totale del percorso supera i 50Km. Ormai, la reazione è blanda. Cammina cammina, incrociando brevemente tratti di una pista e tracce di fuoristrada (che noi sprezziamo profondamente, "civili"). Finalmente, una spianata infinita e assolata: in fondo, una duna molto più grande delle altre, Selim fa un cenno per dire il forte della Legione è là dietro, dopo la duna, Fabio, nell'entusiasmo asserisce addirittura di vederlo...rinnovellato vigore e via per la spianata... Finalmente, una spianata infinita e assolata: in fondo, una duna molto più grande delle altre, Selim fa un cenno per dire il forte è là dietro, Fabio, nell'entusiasmo asserisce addirittura di vederlo...non ho copiato il paragrafo per sbaglio: è che quando Selim dice "dopo la duna" intende "dopo la duna c'è un'altra spianata ed un'altra duna e poi, oltre la duna, il forte". Vabè, rinnovellato vigore e via per la spianata...intanto si fa mezzogiorno e diventa caldo: qualche segno di sofferenza e di fatica vera. E vai, floppers! Dopo tre spianate e tre dunone (e tre volte che Fabio vede il forte), finalmente...una spianata ma questa volta il forte c'è davvero, su un cocuzzolo circondato da una distesa di dune di sabbia! Rinnovellato vigore...un'ultima sosta e...il crollo: Elidelsi schiena a terra coi piedi per aria ridotti a due amburgher, inservibili e tantomeno avvicinabili al terreno, Sergio in solitario colloquio con entità d'altri mondi in preda a colpo di calore (finalmente! un'occasione di tirare fuori il telino di emergenza in alluminio che mi porto dietro da dieci anni!). Tutti per cinque minuti cercano di imporre tutti i propri ricordi di pronto soccorso raccolti in tanti anni di gare, ciascuno discordante dagli altri: "alzagli i piedi, bagnagli la testa, mettilo in posizione di sicurezza, fallo bere, fallo vomitare, steccagli la gamba, chiama il Medevac, estrai il proiettile (***)". Dopo cinque minuti di "soccorso", Sergio è ridotto ad un pietoso manichino contorto, trova solo la forza di dire "sto meglio, lasciatemi stare" per sottrarsi ad ulteriori cure. Per sua fortuna, ormai tutti si sono stufati del nuovo gioco e lo lasciano a riprendersi in pace, con due arance sbucate dalla bisaccia di Selim. Ora di tirar fuori l'aquilone, sfruttando una splendida brezza tesa che dura da ore, l'ideale, aspetta che tiro fuori tutto...ecco, la brezza è caduta, del tutto e definitivamente. [(***): alcuni di questi rimedi possono parere fuori luogo, ma che pretendere da gente la cui cultura medica è stata appresa in occasione della prova di "soccorso al ferito" delle gare militari, in cui i casi proposti erano del tipo "il vostro commilitone pesta una mina e respira gas nervino, nella caduta si spezza una gamba, siete sotto il fuoco nemico, come procedete?"] Finalmente, si ritrova la forza di valicare i restanti due Km di dune e salire la collina, infine il forte! (con mimato assalto da parte dei floppers, cui si aggrega anche Selim, contagiato dall'entusiasmo di questi strani occidentali, truci guerrieri armati di aquilone). La meta è raggiunta! Tutti all'ombra delle mura diroccate che parlano di accampamenti romani e Legione Straniera: ci si prepara un frugale pasto, accompagnato dal solito pan de sable di Selim, quand'ecco...la realtà... ...siamo a tre chilometri dall'oasi di Gilan (che nella toponomastica di Selim, alternativamente coincide con il forte o è nella direzione opposta, a seconda di come capisce la domanda di Fabio), e là, nel remoto palmeto in mezzo al deserto, ci sono centinaia di civili! Sciamano su fuoristrada nuovissimi e lucidissimi, moto con carenature e paracarenature, pulmini con taniche di emergenza, cammelli, cavalli e gommoni...arriva di tutto: gente vestita da esploratore percorre con l'aria condizionata questi tre chilometri per dire di essere stata nel deserto. In realtà, sono mandati dal cielo perchè i floppers possano bearsi nel meritato disprezzo di colui che invece, lui, sul serio...e questi sono troppo civili, e quelli sono troppo attrezzati, e quegli altri dove credono di andare così bardati... Il disprezzo degli isolati...orsi, insomma. Per fortuna ci viene risparmiato il passaggio di un (peraltro improbabile) gruppo di desperados del tutto simili a noi: sarebbe stato interessante vedere quali sottili differenze avremmo potuto cogliere per disprezzare anche loro (si, ma cosa credono, di andare alla guerra? E quello lì, con l'aquilone? Ma si può: andare nel deserto con gli stivaletti da lancio!? Già perché invece, quello col cappello da alpino? La bionda però non è male...) In mezzo alla folla, anche qualche gruppo di tunisini veri in vacanza, che si gettano entusiasti sull'aquilone: Zava percorrerà circa 5 kilometri in tentativi e recuperi per far giocare due bambini, due ragazzine e Selim, che si rivela un appassionato instancabile (nel senso che non si è mai stancato che Zava corresse a riprendere l'aquilone precipitato). Qusta volta,è Elidelsi in "distacco supportato da ragioni oggettive" (troppi turisti qui, e poi Zava è un puzzone) (Vere entrambe le cose). Quando tutti finalmente se ne vanno, arriva il momento della foto ricordo al cospetto della meta: macchina fotografica su sasso, autoscatto precario, un paio di scatti con l'operatore ancora iin fuga verso il gruppo e finalmente, le uniche due foto con tutti i floppers insieme (qualcuno un po' immusonito, quell'altro che sta cadendo, ma insomma insieme). Unico rimpianto, aver portato il basco per tutta la strada senza fare la tradizionale foto che sempre ci piazziamo, un po' vergognosi ed a sproposito, ma d'altra parte amaranto è un bel colore... Causa della mancata foto, una serie di veti incrociati degni di un governo di centrosinistra "io la foto col basco con uno con lo sciesc non la faccio...e allora io non la faccio se lui non si toglie la maglietta dell'Autogrill...e io la foto non la faccio perché Zava è un puzzone" (***)...vabè, anche gli orsi hanno delle dinamiche complesse (come le chiamano i civili). (***): a chiarimento per i floppers: il termine "puzzone", che vedete ricorrere, è sovente utilizzato da Elidelsi per riferirsi, talvolta affettuosamente, talvolta meno, ad alcune "singolarità" caratteriali di Zava (qualche detrattore potrebbe definirle carenze o rigidità) che volentieri gli perdoniamo perché in fondo sappiamo cosa vuol dire essere un orso. E' sicuramente esagerata la definizione di "paraplegia emozionale", ma insomma, ci siamo capiti... All'imbrunire, ultima sgambatina di tre km fino ai margini dell'oasi: dall'interno, musiche e suoni dei campeggi e degli alberghi di lusso, sicuramente cibo, birra e tessuto sociale sono lì che ci aspettano...finalmente... Infatti, per decisione unanime (la prima dalla partenza) ecco il flop_campo degli orsi: fuori del perimetro, fuori dalle danze, sopratutto fuori da ogni contaminazione sociale, in compenso a meno di dieci metri dalla discarica dei rifiuti e rallegrato da centinaia di stercorari, loro si, socievolissimi. Gli esploratori, inviati entro le mura del campeggio a telefonare per far arrivare l'auto che ci riporterà a Douz, tornano (senza aver telefonato) parlando di danze lascive e femmine nordiche. Per noi, pasta e fagioli e pan de sable: massicci! Selim si concede invece un mastello di una specie di ottimo Goulash tunisino, che si è fatto portare dalla vicina trattoria e di cui pietosamente ci offre un assaggio; un po' di più e con più affetto a Elidelsi, in sempre più isolamento sempre più supportato da ragioni oggettive (troppi turisti, vabè che Zava è un puzzone, ma almeno poteva evitare, nel tentativo di far pace, di rovesciarmi la minestra di funghi nel sacco a pelo...) (Io si che so come si prendono le donne...) Un po' per pigrizia, un po' per sprezzo, a nanna senza tenda e con gli stercorari! (Tranne fabio che erge la sua tenda adducendo motivi di salute - no, davvero, mi viene sempre la raucedine...anche quand'ero piccolo - e Maurizio che dopo aver contato e tentato invano di schiacciare 25 stercorari entro un metro dal suo sacco a pelo propone di fare altrettanto, ma di fronte al virile rifiuto di tutti (ciascuno in cuor suo invidioso del coraggio di Fabio), affronta cameratescamente le falangi di insettini tondi, che a lui sembrano particolarmente affezionati. Ultima mattina: vento tutta notte, sabbia fino in fondo al sacco a pelo, la sensazione è che sia foderato di nutella. Sergio ostenta un fondotinta color sabbia ed una capigliatura color sabbia che non si toglierà di dosso fino al giorno dopo...ad un esame più attento, si rivelerà semplicemente coperto di sabbia incrostata...Alice, che dire, un vero uomo Nella distesa infinita di dune che possiamo vedere, il vento solleva qualche mulinello di sabbia, "è una tempesta di sabbia, abbiamo visto la tempesta di sabbia! Siamo stati in una tempesta di sabbia!!! Abbiamo domato una tempesta di sabbia!!!! Vabè, qualche refolino si è alzato e qualche goccia di pioggia c'era. Comincia il ritorno: nessuna difficoltà a contrattare la più malconcia Land Rover del nordafrica per riportarci a Douz con un giorno di anticipo. E qui, lezione di cultura nordafricana: le nostre macchine non ci sono più perché, dice il diretùr, le hanno dovute mettere in un garage in quanto il campeggio (che è mezzo vuoto) si è riempito! Vabè, poco male, visto che la prima arriva in capo a dieci minuti (sia pure con 140Km percorsi a nostra insaputa). E l'altra? In capo a tre ore apprendiamo ripetutamente che arriverà tra dieci minuti. Arriva invece una specie di faccendiere semiubriaco che, in vece del diretùr, nel frattempo resosi irreperibile, inizia una giostra di giri di parole per non dirci (in capo a non meno di venti munuti e mezza bottiglia di liquore alle prugne) che la macchina "potrebbe" avere avuto un piccolo incidente. Sergio il tranquillo regge meno di 5 secondi prima di sbottare; Zava lo supera di almeno tre minuti; dopo quattro minuti siamo alla polizia! Seguono sei ore di trattative con la polizia e la Gendarmeria Turistica: tutti molto gentili con gli imputati che, apparentemente, sembriamo noi, visto che parlano praticamente solo col diretùr e con l'altro piccione, che hanno scarrozzato le macchine per due giorni (e 200Km!) ed hanno effettivamente avuto un incidente. Baci ed abbracci, evidentemente sono tutti cugini. Si avvicendano diversi personaggi di rango superiore, cui gli agenti rispettosamente spiegano ogni volta daccapo il caso ed ai quali anche a noi viene chiesto di fare altrettanto; perciò di volta in volta li identifichiamo come "forse è il capo della polizia", "dev'essere il prefetto" e poi si rivelano essere il padrone dell'albergo di fronte ed altri sfaccendati. Persino Alì (il tuttivendolo) compare tutto contento a fare da interprete. Tutto per ottenere ciò che ai nostri occhi occidentali è irrinunciabile (una assunzione di responsabilità per i danno che non sappiamo se ci siano stati): la otteniamo non prima delle otto di sera, insieme ad una perizia redatta da un esperto di fama mondiale che lavora con tutte le assicurazioni del mondo ed oltre, che stima i danni alla macchina (che in Italia non costerebbero meno di un tre milioni) alla bellezza di 100 dinàr (160mila lire!) La cosa bella è che l'intero villaggio deve essersi mobilitato freneticamente per ricostruire i pezzi rovinati (tra cui il retrovisore esterno, ottenuto probabilmente dallo specchio del bagno della nonna del diretùr). Ce ne andiamo coi 100Dinar, che il noleggiatore a Tunisi intascherà come "mancia", non senza aver fatto sottoscrivere a noi (!) nella persona di Sergio, una constatazione amichevole (con chi?) che gli garantirà il pagamento dell'assicurazione. Notevole la nostra fermezza e capacità di contrattazione col noleggiatore: Fantozzi avrebbe ottenuto di più. Sulla strada del ritorno, degna di menzione la solidarietà dei floppers nei confronti di Zava, sfigurato dall'attacco delle zanzare (crampi allo stomaco dalle risate, nessuno escluso, Elidelsi secondo me ancora ci ride di nascosto); Fabio febbricita alacremente, nonostante la notte in tenda. Immancabile il pellegrinaggio a Takrouna: sulla rocca, immersione nella folla di locali che sfruttano il flusso di turisti cercando di venderti foto con vecchiacce incrostate di monili, notizie importanti sul luogo, del tipo "questa era la casa del prete". Risultato, nemmeno vista l'imperdibile vista, parte dell'equipaggio floppers barricato e immusonito in auto, Elidelsi e Zava unici a raggiungere eroicamente la cima, immersi nel nugolo moschiforme di ragazzini. Devo ammettere, visto Elidelsi per una volta quasi vicini alle posizioni razziali di Adolf Kotta. Ma finalmente, nella pace del vicino boschetto, il raccoglimento vicino al cippo commemorativo della Brigata (solo brevemente turbato dalla giusta indignazione del Par. Cotta per il fuggevole espletamento di necessità corporali da parte di flopers di cui non faccio i nomi, ma più di uno e una di loro era femmina). Maurizio, inavvertitamente raccoltosi in breve omaggio davanti al cippo sbagliato (quello dei caduti anglo-francesi), se ne riscuote disgustato esattamente dopo il tempo previsto dagli osservatori che lo guatavano di nascosto: "scommetto che se ne accorge in 6 secondi" "no, secondo me almeno 15, in fondo siamo paracadutisti". Però dopo tutto, morti tutti quanti a vent'anni nello stesso posto del cavolo e per la stessa (nessuna) ragione, forse un pensierino ci stava bene anche per loro... Da Takrouna si parte in ritardo per la difficoltà di staccare dal mitico cippo il Par. Belsignore e per convincerla a smettere di farsi fotografare..."adesso una con voi...adesso una a fianco del cippo...e una col tramonto alle spalle" "si, ma così dobbiamo aspettare stasera".
Rotta di collo fino quasi a Tunisi, ma poi, come resistere al richiamo di Hammamet, meta di Parvenues arricchiti e socialisti in fuga? Ed eccoci nel carnaio: una bolgia di gente brutta vestita da ricchi, in mezzo a palazzi e palazzoni in stile "mo' che sono ricco ci metto pure le colonne doriche", un posto senza storia che più brutti non me ne ricordo, e neanche un angolino dove fermarsi o mangiare. Dobbiamo uscirne di corsa e riparare in un ristorante decente nella vicina località di Trumbèra. A Tunisi, dirigendosi in largo ritardo verso l'aeroporto alle 5 del mattino, l'ultimo incontro con l'onnipresente polizia (mestiere che là probabilmente sostituisce il sussidio di disoccupazione), quando Maurizio cerca di mascherare un vistoso passaggio col rosso sotto il loro naso con la solita scusa "venivo a chiederle un'informazione". Unica volta in non meno di dieci fermate a vari posti di blocco, chiedono un "suvnìr" ma sembrano poco interessati alla nostra offerta di dargli un po' della nostra preziosa sabbia del deserto. Poi il volo, Malpensa, Milano e... Desert Flop: è finita. Stavolta, anche la storia è finita davvero; approfitto per salutare i non floppers che ci hanno sostenuto: con le azioni (Alice: senza il suo sostegno con la posta elettronica, Sergio sarebbe probabilmente arrivato in aeroporto il giorno sbagliato; flopper ad honorem e l'unica donna che sa cosa vuol dire A.L.I.C.E., merito che nella vita civile non vale un granché, ma tra noi orsi...) con il pensiero ("scommetto che farete una passeggiata di mezza giornata e poi tornerete indietro") col cibo (la Junk pasta fredda durante le flop riunioni; flop-sponsor). E sopratutto, grazie a tutti quelli che ci hanno detto "siete matti""cosa lo fate a fare": senza di voi la vita avrebbe meno sapore; grazie a voi, anche una modesta scampagnata nella sabbia ci ricarica l'orgoglio per almeno qualche mese. Adesso, come loro, siamo di nuovo dei civili, seduti ai propri posti di lavoro civile, in mezzo ai nostri colleghi civili, che non arrivano a rispondersi alla domanda "ma chi ve l'ha fatto fare?" (del resto, nemmeno noi ci abbiamo mai risposto). Solo un blando ricordo del deserto e della sabbia...(ma...cos'è sta cosa che sbuca dietro il monitor del PC? Ma...uno Stercoraro! non capisco cosa dice, ma credo che cerchi Maurizio... Ma...forse...c'è....<<< CLICCATE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO>>>
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